Katherine Rose – Abitudine
Siamo storie viventi, libri in lettura.
Siamo storie viventi, libri in lettura.
Porto a spasso la mia vita ignara d’averla accanto. L’unico rapporto tra di noi si instaura nel momento in cui lei necessita di fare una pausa.
Se si ripetesse il diluvio universale, molti pensionati inps sopravvivrebbero perché sono abituati a sopravvivere con l’acqua alla gola.
Ho visto persone promettere mari e monti alla persona amata, per poi tirarsi indietro. Ho visto giovani promettere amore eterno per poi fuggire in un attimo. Ho visto sdolcinati davanti e villani dietro, ho visto parole dolci e sguardi affascinanti ma non per una sola anima, ho visto la malizia dei gesti, e il rispetto mancato. non è tutto oro ciò che luccica, e in amore, bisogna star attenti a non cadere nel tranello delle illusioni.
Amare se è abitudine dona gioia al mondo. Far l’amore per abitudine distrugge il significato stesso che esso racchiude.
È impossibile fuggire dalla prigione delle abitudini.
Molto spesso quello che cerchi è proprio quello che già hai.
L’inglese era una di quelle creature timide che arrossivano facilmente e non sapevano che cosa farsene delle mani.”Chissà perché” meditò la madre dello Shah “le occidentali arrossiscono con tanta facilità? Forse sarebbero meno imbarazzate se portassero il velo”.
Alla fine si diventa immuni, immuni da tutto, neppure la delusione ci addolora più, anzi, ci porta sollievo.
La maggior parte di noi uomini compie l’errore banale di badare tanto al risultato e poco, pochissimo, a ciò che lo ha generato e preceduto.
Bisogna essere flessibili per crescere, le abitudini ci imprigionano come piante dentro i vasi.
Quando siamo bambini l’inferno non è altro che il nome del diavolo sulla bocca dei nostri genitori. Poi questa nozione si complica, e allora ci rigiriamo nel letto nelle interminabili notti dell’adolescenza, cercando di spegnere le fiamme che ci bruciano, le fiamme dell’immaginazione. Più tardi, quando non ci guardiamo più allo specchio perché i nostri volti cominciano ad assomigliare a quello del diavolo, la nozione dell’inferno si trasforma in un piumone intellettuale e allora, per sottrarci a tanta angoscia, ci mettiamo a descriverlo. Giunti alla vecchiaia l’inferno è così alla portata di mano che l’accettiamo come un male necessario e lasciamo persino scorgere la nostra ansia di patirlo. Ancora più tardi, e adesso sì che siamo tra le sue fiamme, mentre bruciamo cominciamo a intuire che forse potremmo acclimatarci. Passati mille anni un diavolo ci chiede, con aria di circostanza, se soffriamo ancora; gli rispondiamo che l’abitudine ha una parte ben maggiore della sofferenza. Alla fine arriva il giorno in cui potremmo abbandonare l’inferno, ma rifiutiamo fermamente tale offerta. Chi rinuncia infatti a una cara abitudine?
A perdere io ci sono abituata, è cosi da sempre, perdo la pazienza, chi amo, gli amici, il conto dei giorni, il guaio è quando perdo me stessa, non è mai stato facile riuscire a ritrovarmi.
L’uomo si abitua a tutto, persino ad uccidere.
Il pessimista è nient’altro che un ottimista pentito.
Non riesco a lasciarmi scivolare le cose addosso. Mi piace fingere sia così, una di quelle che “non mi vuoi più nella tua vita? Perfetto, perché io non ti volevo nella mia” ma la verità è che non lo sono. La verità è che quando qualcuno mi abbandona, non riesco a fare a meno di interrogarmi sul perché l’abbia fatto, se magari avrei potuto fare qualcosa per impedirlo, se, se, se… Non ci riesco proprio a fregarmene, magari mi sembra sia così; ma poi arriva la sera e tutto mi piomba addosso come un enorme macigno sul cuore e posso solo ripetermi “devo andare avanti; e in un modo o l’altro ci vado. Brutta malattia, la fragilità.
Ogni volta che sto male, penso a quando sto peggio, e mi sento meglio.