Ambrose Gwinnett Bierce – Abbandonare
Vigliacco. Chi, nell’emergenza del pericolo, pensa con le propie gambe.
Vigliacco. Chi, nell’emergenza del pericolo, pensa con le propie gambe.
Continuare così è inutile, è stata bella finché è durata, ma questa non è più…
Nel momento in cui la notte cede il posto al giorno che nasce, nella confusione di voci sovrapposte trovo il silenzio, o in cui il termometro non misura più la temperatura ma solo il calore del cuore che batte, quello è il momento dove aprendo gli occhi mi accorgo che non mi sarai più accanto.
La mia ala è stata spezzata, maledetti! Non posso lavare quest’onta se non con il sangue. Non cercate il mio perdono, perché non lo avrete mai. Ormai mi avete persa, mi sono smarrita nel buio delle cupe tenebre, e nessuno mi potrà più ritrovare.
Politica, sostantivo. Conflitto di interessi mascherati come insieme di principi. Gestione degli affari pubblici per vantaggi privati.
Provo come una sensazione di abbandono: abbandono al lento scorrere della vita, alle sensazioni, alle piccole manie della gente. Come se nulla più importasse o fosse rilevante, mi trascino da una parte all’altra della città. Eppure ci deve essere qualcosa che importa veramente, in fondo, che ci fa galleggiare nella consapevolezza che qualcosa di importante, nella nostra vita, lo abbiamo realizzato e che, in fondo, siamo solo in un momento di stallo, in attesa che le acque ci smuovano.
Finisce che ad alcune cose ti arrendi. Ad alcune persone anche. Quando ti rendi conto che tanto hai a che fare con i mulini a vento, cerchi di non disperdere più le tue energie, o di direzionarle altrove. Finisce che realizzi che tanto è inutile. Che come tu sei così e non puoi cambiare troppo, vale la stessa cosa anche per gli altri. Capisci che alcune diversità sono insormontabili e allontano. E non c’entra il bene. Quello non finisce con uno schioccare di dita. Ma non può essere il solo collante di un rapporto.