Valerio Massimo Manfredi – Destino
Gli dèi giocano con la nostra vita come un fanciullo vicino a uno stagno spinge al largo la sua barchetta ogni volta che le onde la riportano vicino a riva.
Gli dèi giocano con la nostra vita come un fanciullo vicino a uno stagno spinge al largo la sua barchetta ogni volta che le onde la riportano vicino a riva.
È la follia che regola il destino. Solo i folli hanno il coraggio di scegliere la propria strada, di rischiare tutto, di lasciare il passato alle spalle e di realizzare i propri sogni.
Chi può sapere quando il suo mondo sta per cambiare? Chi può dire, prima che succeda, che ogni esperienza precedente, tanti anni, sono stati una preparazione inutile. Immaginatevi un vecchio quasi analfabeta in lotta contro una lingua nemica, un ragazzino esausto in lotta contro il sonno. E tra loro nient’altro che le parole di un altro straniero, faticosamente tradotte dal suono natio in quello di una parlata aliena. Chi avrebbe potuto sospettare che il mattino seguente si sarebbe risvegliato un bambino diverso? Io ricordo solo la battaglia per respingere la stanchezza. Una settimana dopo non mi ero ancora reso conto di quello che era successo quella sera, delle porte che si erano definitivamente chiuse e di quelle che si erano spalancate. Forse avrei dovuto intuirlo, o forse no; chi è in grado di avvertire la rivelazione nel vento?
Nella sua dannazione risiedeva tutta la sua tremenda grandezza.
Alle volte, il destino sa essere il peggiore degli strozzini: può far pagare interessi esagerati.
Non capisco di quale tragedia parli, già siamo all’epilogo finale.
Ognuno di noi è padrone delle proprie scelte, ma nessuno è giudice del proprio destino.
Hai solcato i sette mari, hai scalato cento vette, hai percorso milioni di miglia, sei ritornato al paesello e solo lì hai trovato quello che cercavi.
Non riesco a dormire. I pensieri vagano nella mia testa. Penso a tutta la mia vita, fino ad oggi, un via vai di esperienze, vissute in maniera totale, in cui l’unica protagonista ero io! Oggi invece tutto è cambiato, nella mia vita ci sono loro: i miei figli, loro che mi hanno resa unica e che ogni giorno mi regalano gioie! Senza loro sarei più nulla, queste splendide creature che mi regalano continue soddisfazioni, alle quali devo tutta la mia vita, mettendo ieri, oggi e domani! Ogni persona che ci ha conosciuto da vicino ha potuto vedere quanto amore c’è in ognuno di loro e quanto rispetto ed umiltà portano a chi li circonda, rendendoli ai miei occhi unici e meravigliosi! Mai una sconfitta, mai una delusione, mai nulla. Solo umiltà ed amore potevano costruire ciò che siamo oggi noi 5! Una grande famiglia.
Si nasce con metà del proprio destino già scritto, e non da noi.
Siamo legati con invisibili vincoli ai nostri timori. Siamo il burattino e il burattinaio, vittime delle nostre aspettazioni. Fili serici fan muovere braccia e gambe che ricadono flosce e inerti. Balliamo seguendo la musica delle nostre paure, corpi rattrappiti in se stessi, bambini che si nascondono fingendo di credere che sotto quel masso dietro a quell’albero non importa dove, in ogni luogo qualcosa si sottragga al nostro dominio. Siate padroni di voi, penetrate nel vostro essere per cogliere il battito della vita. Spezzate i vincoli che v’inceppano, allungate la mano per afferrare l’ignoto, avventuratevi nel buio spalancate le braccia all’abbraccio dell’aria, fatene un paio d’ali per librarvi in cielo.
Chissà se il destino sarà clemente, spesso lo invoco, come s’invocano le stelle, e sussurro il tuo nome al celo, possa rispondermi la fortuna e abbandonarmi nelle tue braccia!
Chi sono io davanti ad un destino che mi precede sempre!? Nulla, assolutamente nulla!
La cosa peggiore nella vita è lasciare che il caso prenda il sopravvento sul nostro destino, aspettare pensando che qualcosa accada senza cercare di prenderselo.
È parte della nostra natura soffrire, come lo è anche gioire è questa la vera essenza che fa di noi ciò che siamo.
Inermi al nostro destino, speranzosi nel nostro futuro, solo gocce nel mare che si perdono nella tempesta.
Non farti rovinare la vita dal quel mezzo pugno di futili ricordi di un passato che ormai è passato.