Claudio Visconti De Padua – Progresso
Da giardino di eden a discarica universale, la terra: da pianeta a penitenziario della morte!
Da giardino di eden a discarica universale, la terra: da pianeta a penitenziario della morte!
Arriveremo al punto, dove i film di fantascienza, si baseranno su un mondo dove l’uomo interagisce e rispetta la natura.
Più una società si apre al progresso più si chiudono le menti di chi ne beneficia.
È inutile star male per qualcosa che in passato potevamo fare e non abbiamo fatto. Ciò che conta è l’adesso! Il qui ed ora! Conta tutto ciò che in questo momento possiamo fare di positivo e che magari non facciamo.
Non si potrà pensare al progresso fino a quando ci sarà ancora una bocca da sfamare, un maledetto ritardo del treno dovuto a due dita di neve, gente che vive nei container dopo quindici anni da una catastrofe: è come costruire palazzi di vetro su montagne letame.
Ai miei tempi, sì che le cose andavano bene: l’adolescente faceva l’adolescente, mentre quello meno giovane, che non comprendeva il comportamento dei giovani, diceva “ai miei tempi, sì che le cose andavano bene”.
La rivoluzione non ha verbo, ma fatti.
Certe cose passano invisibili alla tua età, passano lasciando indelebili segni dentro di te.
È bello poter confidare nel cambiamento, ma è altrettanto bello sapere che certe cose sono destinate a non cambiare mai.
Nelle città c’è nervosismo, infelicità, inquinamento, anche acustico, mancanza di spazio e credete che tutto questo sia evoluzione. Fa ridere.
Quando non riusciamo ad andare avanti, vuol dire che qualcosa di noi è rimasto indietro.
Siamo strumenti nelle mani della natura dobbiamo usarne non abusarne essa ci è madre, sorella, sposa, casa e nutrimento; ne siamo i custodi, non i padroni: rispettiamola e lei ci rispetterà maltrattiamola e si vendicherà.
Quando non te ne frega più niente e vedi solo tanta banalità intorno a te, significa che ti sei evoluto.
L’eleganza non deriva da come vestirsi, ma da come porsi, il lusso svanisce se indossato solo da corpi!
Il mostro che avanza, corrompendo, coprendo il suolo di nero, di nebbia il cielo, di sangue l’anima, di veleno gli occhi e le orecchie; avanza facendosi strada nella città di rovo, dove la gente è disordinata, dove le menti sono libere; niente acqua per le loro terre, solo petrolio che ingrassa il cuore. Starne fuori è libertà, non esserne corrotti è forza d’animo, pensare di barattare l’anima per un briciolo di potere è oppressione, rassegnazione ed infine, annientamento.
Questa è l’era in cui la tecnologia dà respiro agli ossimori. Uomini sempre meno umani e sempre più umanoidi che comunicano con loro simili rinchiusi nei propri impenetrabili feudi, soprattutto mentali, schiavi di dispositivi elettronici, ormai infallibili surrogati degli occhi. Al silenzio della comunicazione non sarebbe preferibile la comunicazione del silenzio?
Libertà, lontano dalle nebbie del progresso.