Antonio Rinaldi – Sogno
Nel sogno ogni mia passione, nella musica tutto il mio amore, in quell’universo di emozioni mi calo e mi ritrovo tutt’uno con la vita.
Nel sogno ogni mia passione, nella musica tutto il mio amore, in quell’universo di emozioni mi calo e mi ritrovo tutt’uno con la vita.
Le domande che ho sono maggiori delle risposte che posso dare, ma i miei sogni, sono mille in più di quelli che riesci a immaginare.
Questa Umanità non mi piace, non mi piace come pensa, non mi piace come agisce, non mi piace come prega, non mi piace come tratta se stessa e gli altri esseri di questa terra. Per questo vi prego non ditemi “restiamo Umani”, io mi sento un alieno.
Cambiare idea è saggio, solo gli stupidi non la cambiano mai, ma cambiarla troppo spesso significa solo che non se ne è mai avuta una.
Ho sempre desiderato elevarmi ed affrancarmi dalla mia mediocrità. In essa non ci ho mai visto nulla di buono. Così l’ho fatto, ma giusto quel tanto che basta per non rientrare più nella fascia di persone che sono la classe dirigente di questo nazione.
Vivo male questo mondo paradossale, conscio del fatto di essere io stesso il paradosso.
È la pelle dell’orso che vesto ogni giorno, perché in un mondo di belve affamate, quella d’agnello avrebbe vita breve.
Nel silenzio del mio studio, ascolto il rumore incessante di una umanità che cerca se stessa, persa negli anfratti della vita, ha smarrito il senso dell’appartenenza e chiassosa si avvia verso l’oblio, per non sentire il grido di innumerevoli altre anime sole, perse anch’esse, perché nessuno sapeva ascoltarle nel frastuono generale che si generava.
Non vi è cosa al mondo più rumorosa del silenzio dei giusti: nel loro tacere vive l’umiltà di un’idea che si fa grande nell’azione di un gesto, nascosto agli occhi dei tanti, ma dirompente nel bene dei molti.
Nell’infinito dell’umana stupidità, vago disperato, nel vano tentativo d’incontrare qualcuno che mi faccia sentire meno stupido.
Onestamente? Non ho mai rimpianto le sbucciature sul ginocchio, semmai rimpiango le corse, che ne erano l’origine.
Ci sono momenti in cui si è persa la strada, il percorso interiore per ritrovare il sentiero può essere lungo e faticoso. Non sempre si riesce a concluderlo, specialmente se non si fa delle proprie debolezze un punto di forza. Il problema maggiore è il non voler affrontare i propri fantasmi e il non volerli esorcizzare per paura che la loro evanescenza si concretizzi più delle nostre stesse paure.
C’è talmente tanta gente che non può fare a meno della paura, vittime di paure e tentennamenti a volte incomprensibili, che li portano a pensare che anche le situazioni più nere, che vivono nel quotidiano, possano ulteriormente peggiorare. Così si finisce per sentirsi a proprio agio perfino nel proprio dolore, ormai conosciuto a tal punto che, a volte, li si preferisce a una possibilità di cambiamento che implichi un nostro piccolo sforzo. Sì, a volte, perfino la felicità che ne potrebbe conseguire può essere paurosa.
L’inferno? È espiare una colpa che non si ha, ma che si sarebbe potuta avere.
Nel sogno ogni mia passione, nella musica tutto il mio amore, in quell’universo di emozioni mi calo e mi ritrovo tutt’uno con la vita.
Prima di noi c’è il nulla, poi c’è la vita, poi, di nuovo il nulla, la morte ha solo un attimo di vita.
In ogni singolo, fiume, albero, montagna, mare, in ogni filo d’erba, in ogni suo fiore e in ogni sua pietra, questo mondo trasuda di vita. Nei suoi animali, nei suoi insetti e negli organismi più minuscoli che esistono c’è impetuosa la forza della vita. E tra tutte le sue creature c’è l’Uomo, che tra tutti è l’unico che con il suo intelletto potrebbe decantarne l’anima e invece ne decreta la morte.