Marco Giannetti – Ricchezza & Povertà
Come il ricco che ha tratto avarizia nella sua vita senza averla vissuta, così non l’ha goduta chi non ha mai donato un piccolo gesto d’amore.
Come il ricco che ha tratto avarizia nella sua vita senza averla vissuta, così non l’ha goduta chi non ha mai donato un piccolo gesto d’amore.
Quando un Papa diventa Santo è perché della sua vita ha donato tanto.
Sommo poeta, vago per le tue stanze pensando che in questa casa hai gridato nel tuo amore… passi lievi i miei a non voler cancellare le tue orme… privilegio di pochi ripercorrere i tuoi passi, come poca è la capacità mia di descrivere l’amore che tu hai definito nella sua espressione audace.Dalla tua casa cilena mi chino al vagare le tue stanze, poetando un berretto che neanche mi si addice.
L’animo di un poeta, quello vero, non conosce limiti umani.I più grandi hanno vissuto nei moti dell’animo le loro passioni ed i loro amori, con la discrezione che solo l’intuizione vera unisce alla creazione.
Vorrei poterle regalare un po’ degli anni miei senatore, forse i miei durano pochi e non diventeranno mai 90 di vissuta saggezza, ma a lei sono grato per avermi insegnato la vita… questo è il mio semplice augurio. Con la stima di sempre.
Solo nel mio letto,stringo il vuoto fra le braccia.Tu non ci sei… ma ci sei!Siamo lontani… ma la tua presenza è in me.Caro dolce angelo,sei una voce che ascolto nel silenzio,sei un viso nel mio cuore,i tuoi baci i tuoi abbracci,sono catene che non si spezzano.Il tuo sorriso porterà in me il sereno e… in attesa… mi addormento.
Dalle nebbie del tempo si dischiude l’immagine di te sempre amata. Alla mente si intrecciano ricordi incalzanti e sofferti… se questa porta chiudo, mi cancella il buio.
Pensare di morire non è una soluzione, è solo voler privare a chi ti vuole accanto di viverti.
Un grande uomo va giudicato da Dio, non da gente piccola.
C’è una ragione per ogni cosa. Anche alla morte c’è una ragione, all’amore perduto. Se la morte ce lo porta via, rimane sempre un amore. Assume una forma diversa, nient’altro. Non puoi vedere la persona sorridere, non le porti da mangiare, non le arruffi i capelli… ma quando questi sensi si indeboliscono, un altro si rafforza. La memoria… essa diviene tua compagna, l’alimenti, tu la serbi, ci danzi assieme. La vita deve avere un termine, l’amore no… con l’affetto di sempre tuo figlio marco.
Quando i figli fottono i genitori sono fottuti…
Quando ti piace l’amica di tua figlia, vuole dire che sei diventato vecchio.
Ad un’amico caro che si lamentava del fatto di essere andato in Brasile con una amica che non gli lasciava il tempo di conoscere tante bellezze sudamericane ho risposto: “caro amico, non puoi andare in un buon ristorante portandoti già un panino”.
Mai diventar servi del comandare, ciò comporta grande pochezza nell’animo e la conquista di esser definiti dei “poveretti”.
Il Senatore Esteban Juan Caselli, eletto nella circoscrizione dell’America Meridionale al Senato della Repubblica Italiana, desidera esprimere alcune considerazioni davanti a recenti dichiarazioni della Signora Presidente della Repubblica Argentina, Cristina Fernandez de Kirchner, riferite all’immigrazione storica nel paese sudamericano, inclusa ovviamente quella italiana etichettandola come “dei morti di fame scesi dalle navi”.Sembrerebbe che, per la Presidente, le illusioni di coloro che volevano solo lasciarsi dietro storie d’angoscia e disperazione, causate dalle guerre e dalle conseguenze da essa derivate quale la fame, fossero motivi sufficienti per considerarli inferiori o non degni della generosità che il governo argentino d’allora seppe dimostrare.Quelle persone alle quali la dottoressa Fernandez chiama “morti di fame” sono state precisamente i nostri nonni che non sono arrivati in terra argentina solo per soddisfare i loro impellenti bisogni – senza assolutamente cercare di ottenere qualche sussidio gratuito in cambio di voti – ma per lavorare duramente costruendo l’Argentina che fu tra i primi sei paesi al mondo per il suo sviluppo.Sono stati loro che hanno fatto si che il paese diventasse il “granaio del mondo”.Sono stati loro che, lavorando giorno e notte, mangiavano pane e cipolla per risparmiare e poter cosi mandare i figli a scuola.Sono stati loro, da emigranti, coloro che hanno popolato l’immensa geografia Argentina con i loro figli e nipoti contribuendo a creare, da esempio per tutta l’America Latina, un ceto medio colto ed intraprendente.I discendenti di quelle meravigliose donne e meravigliosi uomini “morti di fame” hanno imparato che il pane si guadagna col sudore della propria fronte e non con l’assitenzialismo.Fa veramente rabbia e provoca sdegno ascoltare l’appellativo “morti di fame” pronunciato con una cosi grande superbia verso persone che, certamente, erano affamati ma di progresso e un po’ di serenità.Sinceramente, piuttosto che quella poco generosa ed offensiva descrizione, sarebbe stato meglio rendere omaggio e riconoscenza, non solo agli italiani, ma a tutti coloro che, come dice la costituzione della repubblica argentina, hanno voluto “abitare il suolo argentino” in pace ed armonia con tutti gli altri.Senatore Esteban Juan CaselliRoma, 27 settembre 2012.
La tragedia si consuma quando l’umana tragedia si è compiuta…
Ovunque vedi altari conosci eroi, martiri e martirio nel dolore dei superstiti. Tante lacrime diventano lago… un lago di solitudine per chi resta e quando guardi la luna lassù, niente si specchia dentro il lago immenso delle lacrime versate.