Michelangelo Da Pisa – Stati d’Animo
Davvero non lo vedi? I miei occhi stanno vomitando l’animo.
Davvero non lo vedi? I miei occhi stanno vomitando l’animo.
Lontano, oltre, ovunque sono avverbi mentali, non di luogo.
Aveva lo sguardo unto d’afflizione, le tenebre dietro le palpebre, l’ira sotto le unghie. Solo la dignità gli dava una parvenza d’umanità, unico contrappeso ai morsi della vita.
Ne faccio anche una questione di risparmio sui consumi emotivi, con qualche goccia d’amore non v’è distanza che non possa coprire.
C’è sempre un po’ di ieri dietro un mai, c’è sempre un po’ di domani negli abbracci che dai.
La malinconia è tra i più evidenti effetti collaterali della sensibilità.
Chiesi a un anziano cosa fosse per lui la solitudine. “L’istinto di apparecchiare per due”, rispose, nascondendosi dietro un sorriso stanco.
Stavo quasi per diventare adulto. Ho smesso appena in tempo.
Ferita pulsante, psiche lacerata, strazio sottopelle. Più affondate quella lama, più sanguino inchiostro.
Quando il vento è quello giusto non mi chiedo da dove provenga, ma dove possa condurmi.
In me pensieri selvatici, randagi, imbizzarriti, che pascolano tra le mie ossessioni, affrancati dal tempo. Liberi di essere, ma schiavi della transumanza dal desiderio alla realtà.
Tutti convivono con le proprie fragilità, solo i più forti non le nascondono.
Io sono il disordine delle mie percezioni.
Occhi che s’intonano col mio futuro, che mettono a proprio agio le mie inquietudini. Occhi che profumano di me, che mi riconoscono oltre la nebbia del tempo, che trovano rifugio nei miei.
Certe sere assomigliano alle canzoni che ascolto.
Tra le stelle m’incanto, nell’aurora m’invento, mi vesto di vento. Divento.
Per strada, capo chino verso l’asfalto. Lo alzo, osservo una moltitudine di solitudini vaganti. Occhi che si incrociano, ma non si scrutano. Esistenze che si sfiorano, ma non comunicano. Mondi che ruotano attorno lo stesso centro, ma non si attraggono. Per strada, capo chino, rientro in me.