Carlo Lucarelli – Abitudine
Ci sono certi silenzi pieni di rumori che si annullano a vicenda. É quando i rumori diventano indifferenti e cosi costanti e monotoni da non colpire più l’attenzione.(da “Un giorno dopo l’altro”)
Ci sono certi silenzi pieni di rumori che si annullano a vicenda. É quando i rumori diventano indifferenti e cosi costanti e monotoni da non colpire più l’attenzione.(da “Un giorno dopo l’altro”)
La crescita è nella lotta alle abitudini di ciascuno di noi, proprio quelle abitudini così radicate da non essere quasi coscienti.
Grazie a voi, cari amici della notte.Io vi aspetto come di consueto sempre di notte, sempre sottovoce, un modo per capire, per capirsi e forse anche per capirci, quando un giorno vista l’ora è appena finito e un nuovo giorno è appena iniziato.Un giorno per amare, per sognare, per vivere. Buonanotte.
Della felicità buon surrogato l’abitudine il cielo ha donato.
Odio i lavori di casa! Fai i letti, lavi i piatti e dopo solo sei mesi devi ricominciare da capo!
Le cose più dolci, divenute ordinarie, perdono il loro grato piacere.
Quel mostro, l’abitudine, che divora ogni sentimento il quale ci metta in guardia contro i malanni che s’annidano nell’abitudine stessa, si dimostra purtuttavia un angelo in questo, che riveste d’una livrea assai facile ad indossarsi anche la pratica delle azioni buone e belle.
La sola abitudine che si deve lasciar prendere al bambino è di non prenderne nessuna.
Non nelle novità ma nell’abitudine troviamo i piaceri più grandi.
Se l’abitudine è una seconda natura, ci impedisce di conoscere le prima, della quale non ha né la crudeltà, né gli incanti.
La costanza di un’abitudine è di solito proporzionale alla sua assurdità.
Se non ci fosse l’abitudine, la vita dovrebbe apparire deliziosa a esseri che vivono nella continua minaccia della morte – cioè, a tutti gli uomini.
Viviamo, di solito, con il nostro essere ridotto al minimo; la maggior parte delle nostre facoltà resta addormentata, riposando sull’abitudine, che sa quel che c’è da fare e non ha bisogno di loro.
L’abitudine fa lo stile dello scrittore, così come fa il carattere dell’uomo.
Vedevo d’improvviso una nuova faccia dell’Abitudine. Fino a quel momento l’avevo considerata soprattutto come un potere distruttivo che sopprime l’originalità e addirittura la coscienza delle percezioni; ora la vedevo come una divinità temibile, così inchiodata a noi, con il suo viso insignificante così confitto nel nostro cuore che si stacca da noi, se ci volge le spalle, questa divinità che quasi non distinguevamo ci infligge sofferenze più terribili di qualsiasi altra e allora diventa crudele come la morte.
Và dalla formica, o pigro, guarda le sue abitudini e diventa saggio.
Ogni abitudine rende la nostra mano più ingegnosa e meno agile il nostro ingegno.