Vincenzo Costantino – Cucina
Un buon piatto può cambiare l’umore di una persona. Un buon piatto può rendere onore è gloria a chi lo realizza.
Un buon piatto può cambiare l’umore di una persona. Un buon piatto può rendere onore è gloria a chi lo realizza.
Non c’è amore più sacro di quello per il cibo.
Se vuoi testare la complicità col tuo partner, cucina insieme a lui. Se litigherete ogni cinque minuti ma creerete una cena perfetta, il vostro amore sarà privo di noia e ricco di adrenalina.
Cosa mangiamo a pranzo? Boh fa tu: non ho idea mia voglia di pensare. Beh dai ti farò un bel panin col pan grattato.
Io non cucino ma adoro leggere libri di cucina, Questo mi ha fatto riflettere; perché leggiamo invece di cucinare, e perche sogniamo invece di vivere? E così mi è venuta la tentazione di scrivere un romanzo sull’amore per la cucina: l’amore che ci spinge ad assaggiare, a costruire, a vivere, a sognare.
Spesso chi è un buongustaio in cucina lo sarà anche in amore, perché l’appetito del cibo e del sesso ha le stesse sfumature.
Dolce e salato, mangio sempre insensato.
Nei giorni d’oggi nessuno riesce ad essere vegetariano al cento per cento, visto che siamo costretti a mangiare della merda quotidianamente. E la merda è prodotto animale.
Picchiettare uova bollite: s’ode se son sode.
Caffè, compagno di solitudine, dolce o amaro ossequio all’abitudine.
Le insalate vanno fatte con il cuore, e mangiate con gli occhi!
L’importante è saper “dosare”: basta un cucchiaino di miele se il “boccone” è troppo amaro, un po’ di sale se invece è troppo “sciapo”, un pizzico di pepe se ciò che invece manca è la vivacità. Per tutto c’è un ingrediente e la sua giusta dose. Bisogna solo decidere se mettersi ai fornelli oppure gustarsi un panino in santa pace fregandosene di tutto il resto.
“Già” disse la donna. Si voltò di nuovo verso il fornello. “Sono io che cucino. Cucino per magnaccia, per sfigati, per mezzi matti. Già. Cucino, io.”
E io restavo senza parola, perché capivo che la cucina era il solo luogo di tutta la casa in cui quella donna veramente vivesse, e il resto, le stanze adorne e continuamente spazzolate e incerate erano una specie di opera d’arte in cui lei riversava tutti i suoi sogni di bellezza, e per coltivare la perfezione di quelle stanze si condannava a non viverci, a non entrarci mai come padrona ma solo come donna di fatica, e il resto della giornata a passarlo nell’unto e nella polvere.
Una persona affamata non sarà mai in grado di giudicare la qualità del cibo.
Aprire il frigo e cucinare qualcosa con quei pochi ingredienti che da soli non costituirebbero un pasto: anche questa è arte.