Carl William Brown – Lavoro
Molti individui lavorano in questa vita e sperano di riposare nell’aldilà, io personalmente preferisco riposare ora e cominciare a lavorare quando avrò finalmente lasciato questo sporco pianeta.
Molti individui lavorano in questa vita e sperano di riposare nell’aldilà, io personalmente preferisco riposare ora e cominciare a lavorare quando avrò finalmente lasciato questo sporco pianeta.
La gente onesta che pur lavorando molto guadagna poco deve capire che la loro vita non migliorerà di certo dando il potere politico a chi ha già il potere economico.
Il riposo è il condimento che rende dolce il lavoro.
Sono tre le arti connesse a tutte le cose: una che usa, un’altra che fa, e una terza che imita le prime due.
Se lavoro incessantemente fino alla fine, la natura mi dovrà un’altra forma di esistenza quando quella presente sarà svanita.
All’età di sei anni io volevo essere un cuoco. A sette volevo essere Napoleone. E la mia ambizione è andata crescendo costantemente fino ad ora.
Anche i mestieri più brutti hanno i loro lati piacevoli. Per esempio, se fossi un becchino o persino un boia, ci sono alcune persone per le quali lavorerei con vero entusiasmo.
Piccole macchine piccoli profitti.
Quello che non c’è non si rompe.
Un affare in cui si guadagna soltanto del denaro non è un affare.
A Milano gli affari si combinano con un colpo di telefono, a Palermo anche con un colpo di lupara.
La fame nel mondo brulica come i vermi, come i lombrichi. Ci sono popoli ricchissimi, che non sanno neanche dove sta di casa la fame, ma c’è l’India, l’Africa e la Basilicata che lo sanno dove sta di casa, la fame! (da “Io speriamo che me la cavo”)
Solo a pochi il libero mercato consente di arricchirsi liberamente, per la moltitudine la libera concorrenza significa solo la libertà di finire in povertà.
Nessuno odia il suo lavoro così cordialmente come il contadino.
Don Lorenzo Milani diceva che l’operaio conosce trecento parole, il padrone mille, per questo lui è il padrone. Ma quando accade il contrario è ancora più triste e si devono sovvertire i ruoli.
Il termine stesso di ricerca prova che il ricercatore si considera lui stesso separato dall’oggetto della sua ricerca… Finché questa dualità persiste, la ricerca deve essere continuata fino al momento in cui l’individualità non sia sparita e che il Sé sia stato realizzato come Essere eterno, e che contenga ricercatore e ricerca.
Se ci fosse un mercante di “nulla” ne farei la fortuna.