Carl William Brown – Lavoro
Il vero problema delle arti in genere è dovuto in parte al fatto che vi è una produzione scadente e in parte al fatto che vi è molta gente stupida che la consuma.
Il vero problema delle arti in genere è dovuto in parte al fatto che vi è una produzione scadente e in parte al fatto che vi è molta gente stupida che la consuma.
Non è vero che tutti i giornalisti sono servi del potere o sono degli incapaci, un buon due o tre per cento si salva, come avviene del resto in ogni categoria.
I dirigenti, i sicofanti, i lacchè, cambiano posto, partito, azienda, giornale, televisione, ma non cambiano mai la testa, restano sempre asserviti al potere.
Tutto il lavoro dovrebbe avere una funzione prettamente sociale, purtroppo invece nella maggior parte dei casi ha solo una funzione esclusivamente economica.
Molti individui lavorano in questa vita e sperano di riposare nell’aldilà, io personalmente preferisco riposare ora e cominciare a lavorare quando avrò finalmente lasciato questo sporco pianeta.
A Milano gli affari si combinano con un colpo di telefono, a Palermo anche con un colpo di lupara.
La fame nel mondo brulica come i vermi, come i lombrichi. Ci sono popoli ricchissimi, che non sanno neanche dove sta di casa la fame, ma c’è l’India, l’Africa e la Basilicata che lo sanno dove sta di casa, la fame! (da “Io speriamo che me la cavo”)
Solo a pochi il libero mercato consente di arricchirsi liberamente, per la moltitudine la libera concorrenza significa solo la libertà di finire in povertà.
Nessuno odia il suo lavoro così cordialmente come il contadino.
Don Lorenzo Milani diceva che l’operaio conosce trecento parole, il padrone mille, per questo lui è il padrone. Ma quando accade il contrario è ancora più triste e si devono sovvertire i ruoli.
All’età di sei anni io volevo essere un cuoco. A sette volevo essere Napoleone. E la mia ambizione è andata crescendo costantemente fino ad ora.
Anche i mestieri più brutti hanno i loro lati piacevoli. Per esempio, se fossi un becchino o persino un boia, ci sono alcune persone per le quali lavorerei con vero entusiasmo.
Piccole macchine piccoli profitti.
Quello che non c’è non si rompe.
Un affare in cui si guadagna soltanto del denaro non è un affare.
Oggi i sacrifici hanno un sapore acre, domani il frutto sarà soave.
Penso che se passassi due o tre giorni tranquilli a pensare e basta, manderei tutto in malora[…]. Probabilmente un giorno andrei in ufficio e farei saltare le cervella al mio capo. Questo per prima cosa.