Gianluca Frangella – Morte
Nessuno teme veramente la morte, ma molti temono di vivere soffrendo.
Nessuno teme veramente la morte, ma molti temono di vivere soffrendo.
Questo mondo è un enorme campo di concentramento, c’è chi ha la fortuna di avere una cella piccola chi una grande, chi può ammirare il verde campo di fiori, chi ripararsi gli occhi dalla sabbia infuocata del deserto. Sempre prigione è! E forse l’unica sostanziale libertà sarà raggiunta a fine corsa, quando chiuderemo gli occhi e li riapriremo da esseri liberi e non detenuti!
L’unica strada che conosco per certo e sono sicura che la vita mi ci porterà di sicuro è la morte! E quella è una strada che nessuno perde, a voglia a dire aspetta, quella arriva e del tuo aspetta se ne sbatte!
Vanno via col callo della vita alle dita, lasciando l’inchiostro che è passato nelle vene.
Se aspetti che avanzi, arriverà sicuramente prima la morte.
Non si muore quando si deve, ma quando si può.
La morte è solo un cambio di dimora, ci si trasferisce nel corpo, nel cuore e nell’anima di chi più ci ha amato, ed è proprio quella Persona a donare continuità a quella vita materialmente finita.
Non ti uccide solo una malattia, un incidente, la droga, o l’alcol, anche chi senza pietà illude chi ha un core sensibile.
Ti sei chiesto quale è il senso del tuo essere? Lascerai questo mondo dopo aver dato un contributo, di cui ci sarà traccia o sei stato una inutile meteora?
La vita è un desiderio, che ci inganna lungo il cammino. Conducendoci delusi a una certa fine.
Era come guardare un teatro di comici subito dopo la fine della guerra: completamente inutile. Era il vuoto, l’assenza di ogni forma di emozione, o di sussulto vitale.
Fa caldo, ma io ho freddo. Sto gelando dentro, è questa morte interiore che mi ha portata al termine delle mie ore.
La morte non ti spaventa quando sai che la tua anima continuerà a vivere nel cuore di chi ti ama.
Perché dicono: prima o poi si deve morire? Quel si deve a me non piace! Perché io alla vita ci sono affezionato.
Probabilmente nuove malattie contribuiranno a livellare la sovrappopolazione mondiale.
Accade tutto in un attimo, il tempo suona la mia ritirata cancellando dal mondo il mio fiato. Ti lascio niente, solo pagine accartocciate, fogli sporcati dall’inchiostro del mio cuore, versi di un’anima lasciati cadere lungo il cammino, che il vento sbatacchia contro le porte dell’infinito, ma nessuno le lascerà entrare, perché loro, non fanno rumore.
Scrivo per bruciare l’attesa, lo farò con tutta la forza finché mi sarà concesso di navigare su questo oceano in tempesta! Io raccoglierò l’attimo per descrivere l’uomo, e del suo tempo per la sua follia. Fin quanto potrò osserverò impietrito, fino al passo finale!