Johann Wolfgang Goethe – Stati d’Animo
Il mio cuore sente ogni eco del tempo lieto e triste, procedo tra gioia e dolore nella solitudine.
Il mio cuore sente ogni eco del tempo lieto e triste, procedo tra gioia e dolore nella solitudine.
L’odio è un malcontento attivo, l’invidia un malcontento passivo. Per questo non ci si deve maravigliare se l’invidia sfocia così presto nell’odio.
Non esiste una persona che sia più schiava di colui che si sente libero senza esserlo.
Chi crede nell’immortalità si goda la sua felicità in silenzio, non ha nessun motivo di darsi delle arie.
La mia pace se n’è andata via, il mio cuore è pesante.
“Amico mio – esclamai – l’uomo è uomo, e quel poco d’intelligenza che egli può avere serve poco o niente quando arde la passione e l’essere umano è spinto verso i confini della sua forza. Tanto più… Ma ne parleremo un’altra volta” dissi, e presi il cappello. Il mio cuore era gonfio e ci lasciammo senza esserci compresi. Ma del resto in questo mondo è difficile che gli uomini si comprendano.
Poi stima il mio ingegno e le mie capacità più del mio cuore, che pure è il mio unico orgoglio, la sola sorgente di tutto, di ogni mia forza, di ogni felicità, di ogni sventura. Sì, quello ch’io so chiunque lo può imparare… ma il mio cuore non l’ho che io.
Ogni uomo dovrebbe essere compiaciuto di sé stesso e felice di esserlo: essere consapevoli della propria grazia rende luminosi.
L’estremo del dolore, come l’estremo della felicità, muta l’aspetto di tutte le cose.
Anche la pazzia dovrà far sentire la sua voce.
Non esiste nulla di volgare che, espresso in modo spiritoso, non diventi umoristico.
Amo chi sogna l’impossibile…
Tu eri rapido, Morar, come un capriolo sulla roccia, terribile come una fiamma notturna nel cielo. La tua collera era una tempesta, la tua spada nella battaglia, un lampo sulla landa. La tua voce sembrava il torrente dopo la pioggia, il tuono grondante tra le montagne. Molti caddero sotto il tuo braccio; la fiamma della sua ira li consumò. Ma quando tu ritornavi dal combattimento, com’era calma la tua fronte! Il tuo viso era come il sole dopo la tempesta, come la luna nella notte silenziosa; il tuo seno era tranquillo come il lago quando è cessato il rumore del vento.
E il raggio di sole del passato brillò al mio pensiero, come un sogno di pascoli e prati o d’onori e di gloria sorride al prigioniero!
Qualsiasi cosa sogni d’intraprendere, cominciala.
Qualunque idea ci si faccia di se stessi, ci si figura sempre vedenti. Io credo che l’essere umano sogni solo per non smettere di vedere. E potrebbe anche darsi che la luce interiore fuoriesca un giorno da noi così da non averne bisogno d’altra.
Noi non conosciamo le persone quando vengono da noi; dobbiamo andare noi da loro per sapere quel che sono.