Silvana Stremiz – Morte
In alcuni casi estremi la morte è un dono che la vita ci fa.
In alcuni casi estremi la morte è un dono che la vita ci fa.
A volte la morte accarezza la vita regalandole sollievo.
Per quanto triste possa essere, è la morte a dare un senso a tutto.
Ogni credente davanti all’eutanasia resta giustamente indignato. Tira fuori il nome di Dio e nel nome di Dio chiede pietà per la vittima. Ma se siamo in mano di Dio, se vogliamo che sia Dio a decidere, se deve essere fatta la sua volontà, perché l’uomo si ostina a tenere in vita il prossimo anche quando “non è più vivo”? Se l’uomo spesso non si ostinasse a tenerci in vita intubandoci, nutrendoci, salvandoci in quella fase di Vita che “Vita non è”, voleremo in modo naturale verso quel Dio che già ci attendeva e ci aveva chiamato a sé. Non è eutanasia morire senza “forzature dell’uomo”, ma è un sacrosanto diritto umano quello di morire in pace in modo naturale con dignità.
A volte viviamo “morendo” e non c’è morte peggiore. Così la morte concreta è un dono che la vita ci fa. Perché da tempo la stiamo già “respirando”.
Eutanasia non è eutanasia quando si muore con dignità in modo naturale.
Alla morte chiedo una sola grazia: che sia così clemente da prendermi nell’istante in cui la ragione mi abbandona.
Non mi fa paura andarmene, fa parte della vita, ma non sopporto l’ipotesi di non “esserci”.
Respirare un incomprensibile silenzio, è morire lentamente.
A volte moriamo prima di morire.
La morte quando ti porta via a 21 anni non può essere un disegno divino…. Non riesco a crederlo e neppure voglio.
Solo la morte “ha il rombo del nulla”.
Tutti ce ne andiamo prima o dopo, ma solo le persone speciali lo fanno portando via un pezzo di noi e lasciando un pezzo di se.
Un segreto per un buon matrimonio è il dialogo, e non smettere di sognare.
Spesso il matrimonio finisce subito dopo quel magico sì.
Un buon matrimonio è tale se sa superare le difficoltà.
Invece di chiederci se c’è un’altra/o, forse dovremmo chiederci perché non ci siamo più “noi”.