Oscar Wilde – Tristezza
Il pianto è il rifugio delle donne brutte, ma la rovina di quelle attraenti.
Il pianto è il rifugio delle donne brutte, ma la rovina di quelle attraenti.
I dispiaceri sono servitori oscuri, detestati, contro cui si lotta, sotto il cui dominio si cade ogni giorno di più, servitori atroci, insostituibili, e che, per vie sotterranee, ci conducono alla verità e alla morte.
Ci si rammarica della perdita delle peggiori abitudini, forse più di ogni altra cosa. Sono in effetti una parte così essenziale della nostra personalità…
Perdere un genitore può essere visto come una sfortuna; perderli entrambi è segno di trascuratezza.
Io non ho mai avuto una tristezza che un’ora di lettura non abbia dissipato.
Ditele che l’ho perduta quando l’ho capita, ditele che la perdono per averla tradita.
Non essere giù perchè la tua donna ti ha lasciato: ne troverai un altra e ti lascerà anche quella.
Quando saprò mai fare dello spettacolo vivente della mia triste miseria il lavoro delle mie mani e l’amore dei miei occhi?
La violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci.
Non lasciare mai che le lacrime attraversino il tuo viso, perchè la gente è cattiva e sulle rovine delle tue sconfitte costruisce i muri delle sue vittorie.
Se ti ostini a cercare qualcosa, corri il rischio di trovarla. Non sai mai cosa ti manca, finché non fa troppo male.
Ci sono cose che non si vedono se non attraverso gli occhi che hanno pianto.
La peggior solitudine è essere privi di un’amicizia sincera.
La solitudine è ascoltare il vento e non poter raccontarlo a nessuno.
Di solito gli uomini quando sono tristi non fanno niente: si limitano a piangere sulla propria situazione. Ma quando si arrabbiano, allora si danno da fare per cambiare le cose.
L’abnegazione è semplicemente un metodo con cui l’uomo arresta il suo progresso e il sacrificio di sé è ciò che rimane della mutilazione del selvaggio.
Mi sembra che tutti noi guardiamo troppo alla Natura e viviamo troppo poco con essa.