Michelangelo Da Pisa – Stati d’Animo
Osservavo le mie aspirazioni far capolino dalle mie inquietudini, per poi inabissarmi negli abissi della nostalgia.
Osservavo le mie aspirazioni far capolino dalle mie inquietudini, per poi inabissarmi negli abissi della nostalgia.
Avrei voluto raccontarti di me, ma non parlo mai degli assenti.
Come un cane zuppo d’acqua, vorrei scrollarmi di dosso le paure e dare un calcio in culo al mio passato per abbracciare il domani.
Sono un accumulo di difetti, ma posso prometterti l’impegno nell’inventarmene altri. Sono caparbiamente coerente con le mie imperfezioni.
Il tempo in cui vivo è uno specchio nelle tenebre che riflette i miei sogni, falsifica le mie paure, opacizza le mie inquietudini.
Parole disposte in perfetto ordine dinanzi a te, scrutano per l’ultima volta i tuoi occhi in cinica attesa, plotone di esecuzione per le tue speranze.
Ho pianto. Per rabbia, per gioia, per dolore, dinanzi un’emozione. Ho pianto tutte le volte che la vita m’ha dato un morso o un bacio.
Indole errante, mente apolide, animo nomade. Ovunque io sia, mi ritroverò.
Il brivido è un istinto vitale, serve a scrollarti di dosso il freddo, la paura, la realtà.
Adoro i giochi di parole, anzi mi diverte l’idea che le parole giochino spensierate sui prati dell’animo, che ridano come bambine solleticate dalla mia penna.
Mando tutti via, perché ho paura di essere salvato. Preferisco essere monarca dell’irreale che suddito del banale.
Là dove il buio decanta, l’immaginazione inventa.
Detronizzerò le ansie che ostruiscono il mio cammino, spodesterò ogni forma di inquietudine, diverrò unico reggente del mio avvenire.
Esistono linguaggi che esondano dalle regole, che varcano il confine della parola per chiedere asilo emozionale nello sguardo altrui. E se non l’ottengono, divengono clandestini nel proprio.
Mi consola, nello scrutare il cielo notturno, la probabilità che stia inebriando il mio sguardo della luce di una stella che ha cessato la propria esistenza, mi consola l’idea di non essere il solo in questo universo a brillare di sorrisi in una vita ormai spenta.
Con l’indice destro incisi il suo nome sul finestrino dell’auto appannato. Guardai attraverso quelle lettere, scorsi il mio futuro.
I miei pensieri sono frutto di parti travagliati. Liberi dalla placenta creativa, non soffrono l’altrui giudizio, ma s’offrono al mio supplizio.