Michelangelo Da Pisa – Religione
Una specie che inventa la religione e la sbandiera come pretesto per compiere atrocità verso i propri simili, perché non si è ancora estinta?
Una specie che inventa la religione e la sbandiera come pretesto per compiere atrocità verso i propri simili, perché non si è ancora estinta?
Quante anime ha salvato la religione? Quanti corpi sono stati invece privati della vita terrena in suo nome?
Il progresso che non impara dal pregresso involve in regresso.
Questa è l’era in cui la tecnologia dà respiro agli ossimori. Uomini sempre meno umani e sempre più umanoidi che comunicano con loro simili rinchiusi nei propri impenetrabili feudi, soprattutto mentali, schiavi di dispositivi elettronici, ormai infallibili surrogati degli occhi. Al silenzio della comunicazione non sarebbe preferibile la comunicazione del silenzio?
Il mondo cambia grazie a chi mette in dubbio i propri limiti, non limiti ai propri dubbi.
L’italiano medio, tra clic e ristoranti, si lamenta da decenni di chi lo governa, eppure questi sono ancora lì, con i loro flaccidi culoni sui comodi scranni a tirar fuori conigli morti dal cilindro del nostro futuro. L’homo italicus alla piazza preferisce da sempre la pizza, alle manifestazioni, le degustazioni, non conosce chi sia il ministro della difesa, ma ti citerebbe il centrocampo dell’Atalanta, anziché di politica attiva si nutre, davanti la sua pay tv, di polemica cattiva, gli aumentano l’iva ma lui continua a interessarsi del matrimonio della diva, non capisce di devolution, basta che funzioni la Playstation. Siamo patologicamente privi di memoria storica, anche a breve termine; non so se il nostro senso civico sia affetto da Alzheimer o sindrome di Stoccolma.
C’è poesia in un fiore che cresce ai bordi di un marciapiede. Della temeraria poesia.
Forse ci sarebbe più bisogno di poesia incastonata in un gesto che in delle parole.
C’è chi crede che la poesia in un uomo sia poco virile e io che spero invece diventi virale.
Pulsa il tormento delle rime alternate a cui vien negato l’ardore di un bacio.
Il poeta arpeggia con le parole leggendo lo spartito dell’animo.
La poesia ha una taglia inusuale, a taluni veste larga, ad altri stringe in vita, a una minoranza aderisce alla perfezione.
Datemi un fiore piegato dal vento e io sarò poesia.
C’è più poesia in due mani che aiutano che in cento che scrivono.
Siamo circondati da poesia, non trovare ispirazione è un chiaro sintomo di cecità emotiva.
La parola è un gradevole, quanto inutile, incastro di consonanti e vocali se non prende vita in un gesto. Chiacchierate all’infinito, tanto alla persuasione del dire, prediligo di gran lunga l’ardire del fare.
I milioni di pensieri intrappolati nella penna, unti d’inchiostro, ondeggianti nell’illusione d’abitare un foglio, avidi di vita, prendono forma tra le dita.