Silvana Stremiz – Religione
Ad un certo punto o Dio c’è o Non c’è dentro di noi, non lo si può inventare.
Ad un certo punto o Dio c’è o Non c’è dentro di noi, non lo si può inventare.
Mi hanno insegnato che Dio è raggiungibile, ma irraggiungibile all’uomo.
Per alcuni Dio è solo una bugia, per altri un’ipotetica verità.
Parlare di Dio è complicato perché si tratta di discutere dell’ipotetico.
Non vi è nulla di più misterioso e complicato di Dio.
Dio è una partita che si gioca con l’ipotetico e si vince le con le proprie convinzioni.
Ho vissuto Dio, ci ho creduto senza riserve, poi mi sono fatta delle domande e l’ho perso per strada, fra i tormenti della vita. E temo che una volta che lui se ne va da noi, è quasi impossibile che possa tornare.
A volte ho impressione che Dio sia solo una mera invenzione degli uomini per renderci schiavi di chissà quale potere.
Forse alcuni non sono destinati ad “ospitare” Dio.
Ho provato a vivere senza Dio, ma si è intrufolato nel mio cuore, ho provato ad ospitarlo, ma se n’è andato.
Il giusto non ha bisogno di Dio per riconoscersi giusto.
Non so se credo in Dio, ma credo in un miracolo chiamato “divinità”, in quella energia divina che appartiene ad un qualsiasi “essere”.
Una volte che abbandoniamo Dio e lui ci abbandona, credo sia quasi impossibile ritrovarlo dentro di Noi.
Non si può parlare di fede senza includere il perdono, ma si può perdonare anche senza includere la fede.
La “fede” non può esistere senza compiere del bene perché diversamente sta mentendo, ma il bene può essere compiuto anche laddove la fede viene a mancare.
Credere in Dio dovrebbe renderci più buoni e più umani, non più bastardi dentro e fuori.
La poesia sono le nostre emozioni che diventano parole.