Mario Bellocchi – Morte
La vita e la morte sono due nemici irriducibili: la prima vince molte battaglie, la seconda la guerra.
La vita e la morte sono due nemici irriducibili: la prima vince molte battaglie, la seconda la guerra.
Se sono condannato, non sono solo condannato alla morte, ma a difendermi fino alla fine.
Vivere significa ribadire la propria forma. In questo senso il morire è l’azione estrema.
Il delitto non è l’ultima, ma la prima via d’uscita che ci si offre; spesso scaturisce da una mancanza di fantasia.
Da vivo non so dirti come si muore; da morto lo so ma non so come dirtelo.
Nel diciannovesimo secolo il problema era che Dio è morto; nel ventesimo secolo il problema è che l’uomo è morto.
Per me si va nella città dolente, per me si va nell’etterno dolore, per me si va tra la perduta gente.
La morte è tutto quello che si compie di giorno. La vita risiede nel silenzio notturno.
La paura di molti è quella di invecchiare… di altri invece, è il non poterlo fare.
Non prestare, regala; quando sarai morto, chi ti dirà grazie?
La morte non è un periodo di chiusura dell’esistenza, ma soltanto un intermezzo, un passaggio da una forma all’altra dell’ essere infinito.
Quanto più un uomo è forte e tanto più dolorosamente sente pesare su di sé la morte.
L’abitudine a vivere non ci fa accettare la morte.
Abele fu il primo a scoprire che le vittime morte non protestano.
L’uomo è un essere che fa rumore, cattiva musica e lascia abbaiare il cane. Solo qualche rara volta sta zitto, ma allora è morto.
Il coraggio è l’effetto d’una grandissima paura. Quando abbiamo infatti una gran paura di morire, ci lasciamo tagliare coraggiosamente una gamba.
La morte pareggia tutto.